Come gran parte d’Italia, anche le valli e le alture del Piacentino sono state nei secoli scorsi “governate” dalla nobiltà e dal clero. Ne fanno fede le vestigia di castelli, fortilizi, rocche e monasteri che, più o meno bene conservati, punteggiano, valorizzando paesaggisticamente e culturalmente l’intera provincia. E dove si installavano nobili e abati c’erano vigneti che davano vini a volte buoni a volte discreti.
L’enologia era una scienza di là da venire, tuttavia la “materia prima”, cioè antichi vitigni, terreni adatti e felice posizione ampelografica, da queste parti è rimasta tale e quale.
Conscio di ciò, alcuni anni addietro, un manager milanese, Angelo Rigamonti, (che oggi purtroppo ci ha lasciato), “staccò la spina” dallo stress cittadino e nel piccolo borgo di Vicobarone in Val Tidone si dedicò al recupero di ciò che restava del maniero situato nel centro del paese di proprietà (manco a dirlo) dei monaci di San Colombano, passato poi ai marchesi Malvicini Fontana, e con pazienza e soldi lo restaurò.
Il castello è diventato, grazie all’abnegazione della moglie Daniela – oggi coadiuvata dai suoi due figli – sede di un piccolo agriturismo-gioiello nonché uno dei punti di riferimento della Strada dei Vini dei Colli Piacentini (segnalato dalle guide più autorevoli) con belle camere arredate con una raffinatezza davvero squisita.
Tuttavia, punto di forza del podere non è tanto la pur bella e antica torre riportata agli antichi splendori, quanto le ampie cantine opportunamente rammodernate e i vigneti che declinano dolcemente lungo la vallata, coltivati oggi secondo le direttive UE, col metodo biologico.
Qui hanno ripreso vita i vini nobili del Marchesato. I bianchi: due profumate Malvasia DOC nella versione secca e amabile, quindi l’autoctono Ortrugo Doc leggermente frizzante con retrogusto amarognolo, infine un ottimo Pinot nero vinificato in bianco. Tra questi a bacca rossa, in primo piano il vino piacentino per eccellenza, il Gutturnio, ottenuto da selezionate uve Bonarda e Barbera, pigiate separatamente così come dettato dall’antica prassi del Marchesato; poi una Barbera Doc di grande personalità, quindi la Bonarda Doc e il brioso Sangue di Giuda da uva croatina.
Infine, il fruttato Novello Primo Amore ottenuto anch’esso da uva croatina vinificato, ovviamente, con il metodo della macerazione carbonica.
Vini insomma, che invitano a ripetuti nobili brindisi che si effettuano non solo in Italia ma in gran parte d’Europa, Usa e Canada, come dimostrano… le bolle di spedizione.
I vini nobili dei colli piacentini del Podere Casale, articolo pubblicato sul bimensile LOMBARDIA A TAVOLA n° di luglio agosto 2003 pag. 48