“Arte e vino. Associazioni temerarie di un appassionato” è un libro edito da Insedicesimo e scritto dal genovese Alessandro Reale, un giovane autore con un passato di studi universitari in materie giuridiche ed economiche, ma con un’innata passione sia per l’arte che per il vino.
Caratterizza il libro l’entusiasmo di chi rifugge dai recinti delle discipline per muoversi libero da un campo del sapere all’altro, guidato dalla curiosità, dall’istinto verso le cose belle, dal piacere di condividere informazioni, scoperte, associazioni di idee non consuete e a volte persino..temerarie.
Arte e vino, in effetti, sono due facce della stessa medaglia: probabilmente perché una certa definizione di arte potrebbe bene adattarsi anche al vino. Si dice, infatti, arte ciò che, creato dall’uomo, con le mani o con le idee, sappia suscitare emozioni: odio, disgusto, simpatia, allegria, amore.
L’autore è un convinto assertore della possibilità di dialogo tra le diverse forme di arte, e ha cercato di interiorizzare le sensazioni che ha provato nell’assaporare alcuni vini ritrovando, le stesse, nelle opere d’arte di sua conoscenza, fossero quadri, fotografie o semplicemente un modo di far arte.
Entrando nel merito possiamo definire il libro come un saggio atipico, in quanto non contiene principalmente elementi nozionistici, bensì una rielaborazione personale frutto della conoscenza, del vissuto e dell’esercizio dell’immaginativa dell’autore.
Racconta di sette particolari e fantasiose associazioni tra un vino e un’opera d’arte.
Cosa hanno in comune il dolce e costoso “Sauternes” e l’enigmatico quadro “La persistenza della memoria” di Salvador Dalì, la piemontese “Barbera” e l’alessandrino “Pellizza da Volpedo” e il suo “Quarto stato”, il “Gewurztraminer” e Henry Cartier-Bresson e Paolo Uccello, il frizzante “Franciacorta” e le “Palme” di Mario Schifano, il ligure “Vermentino” e l’architettura sociale di Hannes Meyer della Bauhaus, l’elegantissimo “Brunello di Montalcino” e la raffigurazione della perfezione artistica del “Monocromo” fino a terminare con lo speziato “Syrah” siciliano e la poetica di Renato Guttuso e George Lilanga?
Molto. Nei sette capitoli che compongono il libro, strutturati con un preambolo, due paragrafi, di cui uno dedicato al vino e l’altro all’opera d’arte, il lettore potrà scoprire il perché di queste associazioni, basate su elementi fondanti, e pretesto per raccontare di arte, vino, storia, cinema d’autore, letteratura e musica, che sono tutte sfaccettature del complesso concetto di cultura.
Il tutto espresso con una narrazione precisa ma godibile, variegata e multidisciplinare, che può suscitare da subito interesse nel lettore.
Un libro da leggere sorso dopo sorso, lentamente, come un prestigioso vino d’annata.
Arte da gustare, vino da contemplare.
Per approfondire: la pagina Facebook del libro