I sistemi di allevamento della vite sono numerosi, sono differenti e profondamente diversi l’uno dall’altro: tutti però, condizionano in modo decisivo il livello qualitativo del prodotto finale, ovvero l’uva che verrà utilizzata per produrre il vino.
La vitis vinifera è infatti un rampicante, un po’ come l’edera, ed è possibile creare una “traccia” per il suo sviluppo in modo da rendere ottimale la maturazione delle uve e più facile la raccolta.
Alcune sono basse, altre ad altezza d’uomo, altre ancora “pergolate”, o più spesso si allungano in orizzontale appoggiate su fili d’acciaio. Una decina sono le forme di allevamento che vanno per la maggiore.
Tra le più diffuse il “Guyot”. A determinare la scelta del sistema più idoneo influiscono diversi fattori: il clima, la composizione del terreno, il tipo di vitigno, la destinazione enologica dalle scelte produttive.
Il “Guyot” prevede che sul fusto, alto 50-80 centimetri, vengano sistemati diversi fili orizzontali tra i pali, al più basso dei quali viene legato il capo al frutto.
Gli altri rami sono legati verticalmente ai fili superiori. È un sistema che può adattarsi a diverse varianti. Ad esempio il numero dei “tralci” determina le quantità di uva prodotte dai singoli vitigni.